A way out – Bella storia ma…

Qualche mese fa a una lezione di teatro i miei colleghi nerd mi hanno suggerito questo gioco poiché ne stavo cercando una da fare con il mio ragazzo. Ebbene alla fine l’ho comprato quasi per caso insieme ai miei fratelli (e al mio ragazzo per l’appunto di cui ho sfruttato anche la tessera del Game Stop).

Iniziamo a giocare e, ovviamente, decido di prendere il personaggio più maturo e tenebroso in stile orso russo: Vincent. Di conseguenza mio fratello si è dovuto prendere Leo, quello con la faccia un po’ da bimbo senza la barba. La trama del gioco è molto semplice: questi due hanno un nemico comune, Harvey, boss del mercato nero. A Vincent ha ucciso il fratello mentre a Leo ha fregato un mega gioiello che avevano rubato assieme. Quindi a conoscerlo meglio è faccia da bimbo senza barba ed è anche quello con i giusti contatti per avvicinarglisi e ucciderlo, gustando una dolce vendetta. Senza Vincent però Leo non può evadere dalla prigione ed ecco allora che i due iniziano una collaborazione.

Guardando la copertina del gioco, e da come si potrebbe dedurre dallo stesso titolo, parrebbe che la trama si esaurisse qui, con la fuga dal carcere. Invece questa vicenda prenderà neanche un quarto dell’intera storia. Questo mi ha un po’ delusa per il semplice fatto che mi aspettavo una fuga super mega galattica, come nei film, dettagliata e pericolosa, con momenti di suspence che ti schiacciano sul divano mentre li stai giocando. La storia invece dovrebbe intitolarsi “Out of there – La vendetta” perché appunto nove decimi di quello che si gioca è fuori dalla prigione e soprattutto ha come fine l’organizzazione dell’omicidio vendicativo verso il cattivone.

Finché poi non si giunge al momento effettivo dell’uccisione il gioco è abbastanza lento nel procedere, con pochi momenti davvero belli e, oserei dire, commoventi. Più di metà del gioco si concentra infatti sul rapporto di amicizia sempre  più stretto che si crea tra i protagonisti e sulle loro vite passate come uomini e non criminali. Se cercate azione perpetua quindi scegliete un altro gioco perché in questo vi annoiereste parecchio. Per fortuna il gioco si deve giocare per forza in coppia e, si sa, quando si gioca con qualcun altro tutto diventa più divertente. In più i programmatori hanno disseminato di minigiochi l’intera storia. Quindi, suggerimento, toccate tutto, ogni cosa in un’ambiente perché potrebbe nascondersi un giochino divertente.

Sul finale nulla da dire sia perché sarebbe spoiler sia perché è davvero bello. Gli sceneggiatori devono essere partiti dal finale. Hanno dato tutti se stessi nello scrivere quella parte e per il resto della storia non avevano più colpi di scena nella penna.

Quindi direi bello ma… Ti meriti un otto meno, non di più.

Una risposta a "A way out – Bella storia ma…"

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  1. L’ho provato un annetto fa con un amico (impersonando Vincent se ricordo bene) e concordo con la recensione. Un finale forte ma, a livello di puro gameplay, si poteva fare di più. Un bel passatempo ma non il capolavoro che, forse, poteva essere (con una trama un pò più elaborata ed un gameplay più vario).

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